lunedì 20 gennaio 2014

CARAVAGGIO, Michelangelo MERISI [da]: "Cena di Emmaus", 1601 - National Gallery, Londra

Ed ecco la versione di Londra della "Cena di Emmaus" dipinta dal Caravaggio nel 1601, cinque anni prima della versione di Milano che è del 1606. Atmosfera completamente diversa da quella successiva: luce, colori vivi, una natura morta ricchissima (!) per un'ultima cena di Cristo e, soprattutto, un Cristo lontano dalla iconografia tramandataci da secoli e secoli.

Il tutto ha però ragioni interpretative e tecniche che esperti del settore ci illustrano bene in alcuni commenti reperiti sui siti Web Gallery of Art e Wikipedia, da cui ho estrapolato le parti più significative in questo breve sunto, cui ho apportato lievi modifiche:

Il Vangelo secondo san Luca ( 24,13-32 ), racconta l'incontro di due discepoli con il Cristo risorto. E' solo durante il pasto che i suoi compagni lo riconoscono dal modo in cui benedice e spezza il pane. Nel vangelo secondo San Marco ( 16,12) si dice inoltre che è apparso a loro " in un'altra forma" ed è questo il motivo per cui il Caravaggio non dipinge il Cristo con la barba, ovvero all'età di sua crocifissione, ma più giovane.
Cristo è rappresentato con le fattezze del Buon Pastore, immagine frequente nell'arte paleocristiana, un giovane imberbe dall'aspetto androgino, che simboleggia la promessa di vita eterna, la rinascita e l'armonia, intesa come unione di contrari. È anche probabile che l'artista avesse voluto ritrarre un Cristo all'apparenza non riconoscibile dallo spettatore immediatamente tramite le fattezze, ma piuttosto guardandone e i gesti e lo svolgersi dell'avvenimento.
Il padrone di casa sembra interessato ma un po' confuso, e la sorpresa e l'emozione appaiono chiari nelle espressioni dei discepoli. La luce (intensa) che cade nettamente dalla parte superiore sinistra ad illuminare la scena, ha tutta la repentinità del momento del riconoscimento. Cattura il momento culminante della storia, il momento in cui il vedere diventa riconoscimento. In altre parole, l'illuminazione voluta da Caravaggio non è solo illuminazione, ma anche allegoria di quel preciso istante.
Come nella tradizione della pittura veneta e lombarda, Caravaggio dà risalto alla ricca natura morta sul tavolo, con i vari oggetti descritti con grande virtuosismo, unendo ancora una volta realismo e simbolismo in un linguaggio unico. La brocca di vetro e il bicchiere riflettono la luce, il pollo con le gambe stecchite è stato interpretato come simbolo della morte, anche se non tutti gli esperti di iconografia concordano, la canestra di frutta, soggetto analogo ad un altro celebre dipinto del Merisi, che pende pericolosamente sul bordo del tavolo, contiene diversi frutti, dipinti magistralmente con le loro imperfezioni.
L'estremo realismo con cui il Caravaggio ha di frequente trattato i temi religiosi - gli apostoli che sembrano operai, la figura grassoccia e un po' femminile di Cristo - ha notoriamente incontrato la disapprovazione veemente del clero. 

Olio su tela, 141 x 196 cm

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