sabato 4 febbraio 2017

SAFET ZEC, Pittore e grafico bosniaco (E' nato a Rogatica il 5 dicembre 1943 - Vivente): Deposizione, maggio/settembre 2014, Olio su tela, 172 x 289 cm - Roma, Cappella della Passione nella Chiesa del Gesù

INV. N. 1674

Questa Deposizione è stata espressamente realizzata dall'artista bosniaco Safet Zec, su commissione dei Padri della Compagnia del Gesù, in occasione del secondo centenario della ricostituzione della Compagnia ad opera di Pio VII nel 1814, per l'altare della Cappella della Passione della Chiesa del SS. Nome di Gesù di Roma.
L'altare di questa Cappella era da tempo privo della sua pala originale, opera di Scipione Pulzone, in quanto asportata agli inizi del 1800 ed ora esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.

Il corpo di Cristo morto è sostenuto da tre confratelli di papa Francesco: san Giuseppe Pignatelli (1737-1811), che della restaurazione della Compagnia fu protagonista; il servo di Dio Jan Philip Roothaan (1785-1853), secondo generale della rinata Compagnia; Pedro Arrupe (1907-1991), generale e figura decisiva nell’aggiornamento della Compagnia dopo il Concilio.
L'opera ha poi ricevuto la Benedizione di Papa Francesco il 27 settembre 2014. 


(Foto di Francesco Allegretto)

Safet Zec è nato in Bosnia nel 1943, ultimo di otto figli di un calzolaio. Il suo straordinario talento si manifesta sin dall’infanzia; si forma alla Scuola superiore di arti applicate di Sarajevo e all’Accademia di Belgrado è considerato quasi un prodigio. Tuttavia l’isolamento interiore di quegli anni lo porta a distruggere quasi tutti i suoi primi lavori. A Belgrado incontra la moglie artista Ivana, restaura una vecchia casa nel quartiere ottomano dell’antica città di Pocitelj, vicino a Mostar, luogo amato da molti artisti, che mantiene anche quando, nel 1987, torna a vivere a Sarajevo, da pittore ormai affermato anche a livello internazionale. Con lo scoppio della guerra, il mondo in cui Zec è cresciuto, di armoniosa convivenza tra persone di diverse culture e religioni, è sconvolto. Pocitelj viene distrutta e, con essa, tutte le sue opere incisorie. Morte e distruzione a Sarajevo lo costringono a fuggire con la famiglia.
Nel 1992 è a Udine dove ricomincia a lavorare grazie all’aiuto generoso dello stampatore Corrado Albicocco, per poi giungere a Venezia nel 1998. Dalla fine del conflitto l’artista ha ripreso un’assidua frequentazione con la sua terra. Nel cuore di Sarajevo, lo Studio-collezione Zec è stato riaperto ed è ora un centro di iniziative culturali, oltre che sede espositiva delle sue opere. Nel 2004, in occasione dell’apertura del nuovo ponte di Mostar, è stato presentato un libro di incisioni curato dalla Scuola di Urbino su lastre di Zec. In futuro, la sua casa-studio di Pocitelj, ora restaurata, ospiterà una scuola di grafica.

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